Strumenti meno virtuali

In occasione del Winter Namm 2009 che si sta svolgendo in California, sono stati presentati dei tools di produzione musicale che testimoniano una nuova fase nell'evoluzione dello strumento software, il quale avendo raggiunto dal punto di vista del marketing una certa saturazione, tenta di appropriarsi della dimensione fisica e tattile per esplorarne le potenzialità, ridefinendone l'uso stesso. In realtà tutto questo non è nulla di nuovo, soprattutto se si considerano gli aspetti del digital DJing o quelli riconducibili alle varie superfici di controllo abbinabili ai più svariati sistemi di produzione audio (DAW): da Pro Tools ad Ableton Live. Per non parlare dei sintetizzatori virtual-analog ormai nati da oltre 15 anni, che secondo alcuni altro non sono che dei "plug-in in scatola" (un punto di vista a mio parere del tutto discutibile). In ogni caso tutte realtà che non vorrei includere in questo piccolo spazio. Da questi nuovi strumenti emerge piuttosto la precisa volontà di integrare in modo semplice e intuitivo la potenza del software con lo strumento fisico realizzato su misura, in modo da rendere l'accoppiata immediatamente apprezzabile, unendo l'essenza dello strumento in "carne ed ossa" alla potenza e la versatilità del virtual instrument che sta girando nel nostro computer. Quanto fino ad oggi, anche a causa di settaggi e mappature relativamente semplici, aveva fatto storcere il naso agli estimatori della macchina pura intesa come "scatola" da esplorare e sviscerare, sembra stia progressivamente scomparendo. Uno degli esempi più interessanti arriva dalla famigerata Ableton. Oltre che aver annunciato da qualche mese una partnership con Serato, uno dei sistemi di digital DJing più apprezzati, la dinamica azienda berlinese ha stretto la sua collaborazione con Akai Professional, lo standard nel campionamento degli anni 80/90 e produttore della rinomata serie di sequencer/campionatori MPC (l'icona della drum-machine contemporanea) e con Cycling74, la software house di Max/Msp, il riferimento a livello accademico da ormai 20 anni nella programmazione semplificata di applicazioni audio/video. Sono stati presentati un controller (Akai APC40) espressamente concepito per l'uso con Live 8 il cui aspetto ricorda molto il Monome (l'esoterico controller open-source semi-artigianale) e una particolare implementazione dell'ambiente di Max/Msp chiamata "Max For Live" che permette di assemblare patch di Max/Msp e averle immediatamente disponibili in Live 8, come se si trattasse dei consueti effetti o strumenti del rivoluzionario sequencer tedesco. Altra novità, che per certi aspetti sembra essere la naturale evoluzione tecnologica della leggendaria MPC, non arriva da Akai come ci si aspetterebbe ma dalla Native Instruments. L'intento della blasonata software house tedesca è quello di cogliere l'essenza della MPC (il leggendario Midi Production Center concepito nel 1988 dal visionario Roger Linn e prodotto in serie dalla corporation nipponica), lasciando però il lavoro "sporco" al nostro computer, superando così i "limiti" tecnici delle macchine Akai, comprese quelle più recenti. La nuova Maschine (questo è il nome della nuova groove-machine) è un potente plug-in corredato da una vasta libreria di suoni (circa 5 Gb) orientato alla produzione di groove, al loop-sequencing e al sampling-slicing creativo che lavora in tandem con un accattivante controller USB fatto di 16 pad in gomma retroilluminati, tasti, manopole e schermi LCD autonomi che riflettono i parametri del programma... il tutto incastonato in un robusto corpo macchina di alluminio nero satinato. Personalmente tendo a considerare una buona drum-machine o una vera MPC come insostituibili per tutta una serie di ragioni: una su tutte la totale assenza di latenza (il ritardo riscontrabile dall'attivazione del controllo all'effettiva riproduzione del suono). Anche se questo tipo di ritardo si calcola nell'ordine dei millisecondi, in determinate situazioni come una performance dal vivo, potrebbe risultare vitale. Staremo a vedere se prima o poi, come recitano gli slogan di questi prodotti, riusciremo a scordarci definitivamente del mouse, relegandolo esclusivamente a pratiche decisamente meno intriganti della produzione musicale.


 
 

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